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Il bluff della Cassa per il Mezzogiorno

Articolo scritto il 8 Aprile 2019 nella sezione " Amor veritatis… "



Iniziamo col precisare che gli interventi della Cassa per il Mezzogiorno
(da questo momento CasMez) erano estesi a molte regioni del centro nord
e non solo a quelle del sud italia: Marche, Lazio e Toscana.

Nel quarantennio di attività, l’investimento complessivo della CasMez per il
Sud è stato calcolato in 279.763 miliardi di lire (circa 140 miliardi di euro),
con una spesa media annuale di 3,2 miliardi di euro. Cifre molto grosse, ma esaminandole bene si scopre che esse risultano essere circa lo 0,5% del PIL (corrispondente alla somma annua versata attualmente dall’Italia per gli aiuti
ai Paesi del Terzo mondo e sicuramente inferiore al costo del ripianamento
del deficit delle Ferrovie dello Stato) contro gli investimenti pubblici al Nord
che nello stesso periodo assorbivano il 3,5% del prodotto interno lordo…
Volendo aggiungere al danno la beffa, il Senatore a vita Emilio Colombo scrive:
La Cassa operò per modernizzare il Sud e creò le condizioni per un grande
mercato di cui profittò la struttura industriale del Nord pesando sulla ineguale
‘ragione di scambio’ tra industria e agricoltura e quindi tra Nord e Sud e per
classi e generazioni”.

La legge del 1950, infatti, prevedeva che gli enti locali potessero evitare la
gara dando gli appalti attraverso trattative dirette in concessione, ciò causò,
come ricorda Gerardo Marotta, fondatore dell’Istituto per gli Studi filosofici,
che “si precipitarono nel Sud le industrie del Nord, che fecero man bassa
per la costruzione delle dighe. Venivano a costare anche 100 volte più del dovuto”.

Nacquero così negli anni ’60 le cosiddette «cattedrali nel deserto», non utili al Mezzogiorno, ma progettate in funzione dello sviluppo del Nord.

Legge 183/76 e Legge 64/86:
34,805 progetti per 51.000.000.000.000 miliardi di lire stanziati totali. Investimento medio delle imprese con sede legale al NORD: 4.680.000.000.
Investimento medio delle imprese con sede legale al SUD: 1.140.000.000

Legge 12 agosto 1977, n°675.
Aziende che hanno ottenuto il finanziamento:
NORD: 63,4% CENTRO: 6,4% SUD: 7,9%

Stabilimenti interessati dai finanziamenti:
NORD: 38,6%; CENTRO: 15,8% ;SUD: 18,8%

Legge 17 febbraio 1982, n°46.
Progetti finanziati dal fondo rotativo:
NORD: 95%; SUD: 5%

Art 9 legge n46/82.
Finanziamento per ‘sviluppo tecnologie innovative:
1.621.000.000.000 lire investiti totali di cui al SUD solo 370.000.000.000

In uno studio del Fondo Monetario Internazionale si attesta che dal 1984 al
1994, ultimo periodo di vita della Cassa, le imprese che hanno beneficiato dei finanziamenti sono per l’80% grandi imprese , quindi del Nord per l’88,33%
e del Sud per il 9,4%.
Considerato che il sistema produttivo del Sud con l’Unità d’Italia è stato
distrutto dalla concorrenza delle imprese del Nord e dalla politica industriale,
monetaria e tributaria piemontese, la CasMez doveva rappresentare la spinta propulsiva per un nuovo sviluppo industriale meridionale e che doveva servire
per realizzare quelle infrastrutture che al Sud non hanno mai concesso.
Così non è stato, e la Cassa, invece ha prodotto solamente sprechi che
hanno favorito il prosperare della delinquenza, della corruzione, delle mafie,
a discapito della stragrande maggioranza di cittadini che ogni giorno
onestamente tirano la loro carretta e pagano anche le tasse.

A questo punto la domanda sorge spontanea:
ma il Nord dove aveva preso i soldi per le loro infrastrutture?
Con quali soldi erano state costruite le loro strade, le loro ferrovie, i loro porti,
gli aeroporti e gli ospedali?
E perché per il Sud una Cassa straordinaria e per loro una “ordinaria amministrazione”?

Ci basta aprire una cartina geografica dell’Italia per renderci conto dove sono
state realizzate le grandi opere.
Centinaia di migliaia di km di autostrade a 6 corsie,un aeroporto ogni 50 Km
da Savona a Trieste, porti efficienti ed aperti al traffico di navi di grosso
cabotaggio turistico e commerciale, grossi investimenti pubblici nelle strutture
sanitarie, rete ferroviaria capillare e di ultima generazione (TAV), tutto ciò
realizzato con soldi pubblici, anche con quelli dei “terroni mantenuti dal nord”
… senza contare gli “scandali” nati intorno agli appalti concessi in “padania”
o dagli “onesti” e “capaci” dirigenti e amministratori del nord, che, pur avendo
diretto la “CasMez”, non sono mai tirati in ballo quando si parla di sprechi
e ruberie, neanche quando vengono presi con le “mani nella marmellata” :

Sul quotidiano “ Repubblica “ del Marzo 1985 :
ARRESTATO PER CONCUSSIONE IL LIQUIDATORE DELLA CASMEZ
“ROMA - ... Tra le persone finite in carcere spicca il nome di Massimo Perotti,
56 anni (fiorentino!) , ingegnere civile, già direttore generale dell´ Anas,
fino al luglio del 1984 presidente della Cassa per il Mezzogiorno (Casmez) e attualmente commissario liquidatore dell´ Ente……
Per lui l´ accusa parla di concussione, articolo 357 del codice penale. …
Soldi che gli arrestati avrebbero percepito, in tempi e modi diversi, in cambio
di favori: in questo caso l´ assegnazione di alcuni appalti per la costruzione
di case, strade e ospedali..” (l’articolo non specifica se trattasi di opere
finanziate con la CasMez…ma non mi viene difficile ipotizzarlo!!)

Ma la storia della “dinastia Perotti” continua con il figlio Stefano, a cui babbo
Massimo lascia in dote rapporti, conoscenze, legami , tutte cose che vanno
coltivate ... e lui le coltiva bene, tant’è che nel Marzo 2015 viene arrestato
insieme ad Incalza (boiardo di Stato sopravvissuto a 7 Governi e 14 inchieste)
per mazzette sugli appalti. Stefano è’ l’uomo che negli ultimi quindici anni si è
visto assegnare la direzione di quasi tutte le grandi opere in Italia.
Dall’alta velocita alla linea C della metropolitana di Roma, dal Palazzo Italia
di Expo 2015 all’autostrada Salerno Reggio-Calabria. Venticinque miliardi di
appalti. Con una percentuale di incasso per la direzione dei lavori
che, secondo i magistrati, variava dall’1% al 3%. Ed in questo giro, come da
tradizione familiare, ci aveva inserito il figlio Philippe, di soli 25 anni,
finito agli arresti anche egli!

Ma la verità che ci viene nascosta e sostituita con una menzogna (specialità
dei tosco padani dal 1861) sono le conseguenze della chiusura senza
preavviso della CasMez.

“...Il D.G. del Banco di Napoli, Ferdinando Ventriglia, era stato incoraggiato
da Tesoro e Bankitalia a sostituirsi allo Stato negli interventi pubblici,
attraverso l’accreditamento delle imprese che avevano ottenuto delibere di
contributi dell’Intervento straordinario (CasMez ..per l’appunto!), nonché degli
enti pubblici. Praticamente si chiedeva al Banco di Napoli di anticipare i capitali
al posto dello Stato, ma nel 1993 fu di colpo abolito l’intervento straordinario
nel Mezzogiorno, fu messa in liquidazione la “CasMez” , e fu fatto in dispregio
delle ragioni del sud, che ebbe danni enormi in quanto bloccarono
drasticamente le erogazioni già deliberate a favore delle imprese che avevano realizzato o stavano realizzando investimenti. “….Oltre 7.000 aziende
attendono ancora i finanziamenti della legge 64 del 1986 e, trattandosi in
larga misura di clienti affidati dal banco di Napoli proprio sulla base dell’attesa
di quei fondi, ciò aveva largamente compromesso la situazione del Banco di
Napoli…..” (l’Am.Del. Antonio Sussi ), e, sempre su “Repubblica”, Isaia Sales, esponente del PDS, aggiungeva .”..in base alla legge 64 gli imprenditori
meridionali attendono oltre 20.000 Miliardi di lire…..” .
Praticamente lo Stato tradiva (ancora una volta) il sud chiudendo i rubinetti
da un giorno all’altro senza nemmeno avere il buon gusto di rispettare gli
impegni assunti ! L’arrogante e prepotente storia di sopraffazione contro
il sud…si ripeteva ancora una volta!!

Questo atto insulso portò al fallimento di migliaia di aziende , mettendo in crisi
il Banco di Napoli che, dietro preghiera del Tesoro e Bankitalia, aveva
anticipato loro i capitali , cosicché il Banco si trovò da un attivo di 173 Miliardi
di lire del 1993 a “sofferenze “ e a “partite incagliate” per un totale di 5.841
Miliardi. Nel 1995, intervenne così l’ispezione di Vigilanza della Banca d’Italia,
che si protrasse fino al 1996 (oltre un anno!) e decretò che le “sofferenze “ ammontavano a 7.581 Miliardi, le “partite incagliate” ammontavano a 5.887
Miliardi e le previsioni di perdite erano di 3.570 Miliardi.

La Direzione Generale del Banco corse ai ripari e si attivò per il rientro dei
crediti . Contemporaneamente vi era la faccenda Banca Nazionale Del Lavoro,
la quale presentava debiti , nonostante tutti gli aiuti di stato, per 6.269 Miliardi,
ma nessuna “ispezione di Banca d’Italia” intervenne!, né a queste condizioni
finanziarie, avrebbe potuto partecipare all’asta indetta dal Tesoro il
14 Ottobre 1996, per l’acquisizione del Banco di Napoli, che si sarebbe
dovuta svolgere nel 1998, ma, con un colpo di mano apparentemente
inspiegabile, la data per l’asta venne anticipata di un anno, cioè nel 1997,
anno in cui il Banco era tornato in utile e chiudeva il bilancio con
142 miliardi di attivo!!

Il Ministro del Tesoro Lamberto Dini non permise di partecipare all’asta
ad altri gruppi bancari privati italiani ed esteri e neanche a Mediocredito
Centrale pur avendo quest’ultima presentato un’offerta superiore
di quattro volte a quello della BNL-INA, fu così che il 20 gennaio 1997 l’asta
fu aggiudicata a BNL e INA-CASA per 61 miliardi di lire! A nulla valsero le interpellanze parlamentari e le proteste della classe politica campana! Come di consuetudine, quando il sud protesta e chiede che vengano rispettate le regole
è totalmente inascoltato e se insiste…..severamente punito!

Sul finire del 1998, a causa delle proprie difficoltà finanziarie , la BNL che
chiudeva il bilancio 1997 con 2.803 Miliardi di perdita, decise di vendere
l’appena acquisito Banco di Napoli al Sanpaolo Imi per 3.600 Miliardi,
realizzando cosi insieme all’INA una fortissima plusvalenza a spese del sud!!

Lamberto Dini portava a termine il secolare progetto criminale contro la nostra
terra! Tutti uniti contro il sud! Ministero del Tesoro, Banca d’Italia, Advisor
(i soliti Rotschild che ci perseguitano al 1861), poteri forti delle banche del nord
(pronipoti di Bombrini e Sella), politici ed amministratori anche del sud!

La scomparsa del cinquecentenario Banco di Napoli costituisce l’ultimo anello
di una catena di spoliazioni perpetrate ai danni del sud sin da quel lontano
1860. Gli zelanti tricolorati patrioti italioti finalmente portavano a conclusione
“l’unità d’italia”, chiudevano quel cerchio risorgimentale scippando l’ultima
possibilità all’economia del sud di potersi riprendere!

Nel 2007 assunse nuovamente la denominazione di Banco di Napoli Spa, ma
ormai era altra cosa.




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