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Jatevenne !

Articolo scritto il 13 Febbraio 2018 nella sezione " Amor veritatis… "

In tempi in cui non si prendono decisioni per assenza di cerebro né si risolve mai niente per mancanza di attributi, cosa si fa? Un rimpasto, ecco cosa si fa! Per salvarsi il culo e per ricominciare con la camicia pulita e la coscienza lercia!
Rimpasto di qua, rimpasto di là. Ci sarà un rimpasto? A quando il rimpasto? Finalmente il rimpasto! Dopo il rimpasto … grazie al rimpasto … appena fatto il rimpasto … rimpasto sotto … rimpasto sopra … rimpasto di giorno … rimpasto di notte. Non si è fatto che parlare d’altro.
Cosa è accaduto? Che la parola accordo è scomparsa dal lessico, è uscita ingloriosamente di scena, si è volatilizzata come d’incanto. Al suo posto … rimpasto, ossia una foglia di fico capace di rintanarvi dietro il vero, abietto movens di tutta questa tragicomica tarantella: rimanere incollati con le posaderas alle poltrone. E’ bastato manco un anno per capire ciò che tutti, in cuor loro, avevano percepito da subito, cioè … faranno peggio di ciò che criticano.
Amen!



La voce accordo ha sempre evocato, nell’immaginario collettivo, pratiche spartitorie ed intese quantomeno poco cristalline. E’ un epilogo che il più delle volte indispettisce, butta all’aria le intese che si erano già andate consolidando. Da noi è capitato che questo incauto … vulimmece bene … abbia creato anche disorientamento, perché ha liquefatto le ragioni in nome delle quali ci si è schierati, con animus pugnandi, non più tardi di una decina di mesi fa, da una parte o dall’altra. Parlare di accordo significa obbligare … le Autorità … a dare spiegazioni, a fornire chiarimenti. Accordo su cosa? Per cosa? In nome di che? Per conto di chi? Le risposte sono elusive, i comportamenti evanescenti, le decisioni imbarazzanti. D’altronde, nell’ambientino ciò che vi si respira è tutt’altro che … sintonia … ed il clima è quello che é, tormentato da una allarmante incapacità manageriale ed assenza di gestione politica. Si naviga a vista, manca una visione d’insieme, e soprattutto manca il rispetto del programma originario e del mandato ricevuto dalle urne. L’unica preoccupazione di chi opera in nome e per conto del … Bene Comune è quella di fare buon viso a cattivo gioco, di buttare acqua sul fuoco, di giocare al ribasso. Il mandato è …. essere o apparire come gli elettori vorrebbero, giammai tradire fastidio, piuttosto esibire disponibilità e bon ton a piene mani a chi chiede lumi su quanto stia accadendo, non prestare il fianco ai piantagrane del pensiero “critico”, non dare la possibilità agli impertinenti di convincersi di essere diventati una intrusione fastidiosa, seccante, molesta, un intralcio che disturba i manovratori sulla strada dei loro inciuci.
E allora … che rimpasto sia!
Parlare di rimpasto significa spostare l’attenzione su chi esce e su chi entra. Gli snob avranno pensato che questo miserabile giochino del … levi questo, metti quello … fosse capace di salvare capra e cavoli, ossia in grado di risparmiare loro quella rottura di balle che è lo spiegare … urbi et orbi … i motivi alla base di un epilogo di cui non si può, certamente, menar vanto (viste le cartate di sterco volate, durante la passata campagna elettorale, da una parte in direzione dell’altra e viceversa, come in una partita di tennis) e, nello stesso tempo, utile ad evitare che i cittadini si sentissero presi per il culo e cominciassero ad avvertire prurito alle mani.
Quando, poi, grazie al rimpasto, è partita - nientepopodimeno - la stagione delle larghe intese la situazione si è tinta di farsa: il rischio concreto è stato quello di morire dal ridere a crepapelle.

Fra qualche mese sarà già un anno da quando, finita quella baldoria travestita da campagna elettorale, i pesci fuor d’acqua si sono resi conto di essersi imbarcati senza bussola e senza mèta, finiti insaccati in un tragico cul de sac, caduti in un roveto.
Da quel momento, la parola d’ordine è diventata quella di tirare a campare, la prassi quella di far galleggiare ogni cosa su di una marea di indiscrezioni, smentite, ripensamenti, dinieghi, sconfessioni, rettifiche, ritrattazioni, istigazioni … un invidiabile merito, di democristiana memoria, da riconoscere a gente che, pur di girare a vuoto nei corridoi del palazzo, cerca soltanto di evitare di tornarsene a casa dicendo che è impegnata a fare cose che si sono rivelate alla portata di chi al massimo può presentarsi a farsi eleggere come rappresentante alle elezioni scolastiche in un liceo.

In nome del … bene comune … si va verso una inarrestabile deriva di infantilismo politico.

Felice Pironti




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